Lettera di Giorgio Armani a WWD

Per una volta non voglio scrivere qualcosa di mio ma, visto il periodo di crisi globale, usare il blog personale per tradurre una lettera aperta scritta da Giorgio Armani a WWD (Women’s Wear Daily), una rivista di settore dell’industria della moda a volte chiamata “la bibbia della moda”. Alla fine della traduzione trovate il link della lettera originale sul sito di WWD.

Giorgio Armani
Julian Broad

“Scrivo questa lettera aperta a WWD, e in particolare a Miles Socha e ai suoi collaboratori Samantha Conti, Alessandra Turra e Luisa Zargani, in relazione l’ottimo pezzo Will Flood of Collections Yield to Slower Fashion? pubblicato ieri, 2 Aprile.

Mi congratulo: la riflessione su quanto sia assurdo lo stato attuale delle cose, con la sovrapproduzione di capi e un criminale non allineamento tra stagione metereologica e stagione commerciale, è coraggiosa e necessaria. Ne condivido ogni punto, solidale con le opinioni espresse dai miei colleghi.

Sono anni che sollevo i medesimi interrogativi durante le conferenze stampa successive ai miei show, sovente inascoltato, o ritenuto moralista. L’emergenza attuale dimostra invece come un rallentamento attento ed intelligente sia la sola via d’uscita. Una strada che finalmente riporterà valore al nostro lavoro e che ne farà percepire l’importanza e il valore veri al pubblico finale.

Il declino del sistema moda per come lo conosciamo è iniziato quando il settore del lusso ha adottato le modalità operative del fast fashion, carpendone il ciclo di consegna continua nella speranza di vendere di più, ma dimenticando che il lusso richiede tempo, per essere realizzato e per essere apprezzato. Il lusso non può e non deve essere “fast”. Non ha senso che una mia giacca o un mio tailleur vivano in negozio per tre settimane prima di diventare obsoleti, sostituiti da merce nuova che non molto differente.

Io non lavoro così e trovo immorale farlo. Ho sempre creduto in una idea di eleganza senza tempo, che non è solo un preciso credo estetico ma anche un atteggiamento, nella progettazione e realizzazione dei capi, che suggerisce un modo di acquistarli: perché durino. Per lo stesso motivo trovo assurdo che in pieno inverno, in boutique, ci siano i vestiti di lino mentre in estate i cappotti di alpaca, per il semplice motivo che il desiderio d’acquisto va soddisfatto nell’immediato.

Chi acquista per mettere in armadio aspettando la stagione giusta? Nessuno o pochi, penso io. Ma questa, spinta dai department store, è diventata la mentalità dominante. Sbagliata, da cambiare.

Questa crisi è una meravigliosa opportunità per rallentare e riallineare tutto; per disegnare un orizzonte più vero. Sono già tre settimane che lavoro con i miei team in modo che, usciti dal lockdown, le collezioni estive rimangano in boutique almeno fino ai primi di settembre, come è naturale che sia. E così faremo da ora in poi.

Questa crisi è anche un’opportunità per restituire valore all’autenticità: basta con la moda come pura comunicazione, basta con spettacoli da crociera in giro per il mondo a presentare idee blande e intrattenere con spettacoli grandiosi che oggi sembrano un po’ inappropriati e anche un po’ volgari; enormi ma definitivamente insignificanti sprechi di denaro. Eventi speciali dovrebbero esserci per occasioni speciali, non come routine.

Il momento che stiamo attraversando è turbolento, ma ci offre anche l’opportunità unica di aggiustare ciò che è sbagliato, di riguadagnare una dimensione più umana. È bello vedere che in questo senso siamo tutti uniti.

Per la vendita al dettaglio questo sarà un importante test di stress. Voglio inviare il mio sincero incoraggiamento agli operatori di moda americani per le settimane difficili che dovranno affrontare. Uniti, ce la faremo. Ma dobbiamo essere uniti e lavorare all’unisono: questa è forse la lezione più importante che possiamo imparare da questa crisi.”

Giorgio Armani.


Link alla lettera originale su WWD

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